Tassa di successione: a chi spetta e quanto costa?

Quando si eredita una proprietà immobiliare, sorgono spesso interrogativi riguardanti l’importo della tassa di successione associata a una casa. Preoccupa la prospettiva di dover affrontare cifre significative che potrebbero obbligare alla vendita dell’immobile. La buona notizia è che tale preoccupazione è infondata. In realtà, molto spesso non sarà necessario versare alcun importo, in quanto esistono diverse franchigie per la tassa di successione, che aumentano in base al grado di parentela con il defunto. Ad esempio, la franchigia massima tra genitori e figli è sufficiente a coprire agevolmente appartamenti comuni e seconde case, mentre per i fratelli è più bassa. Per parenti ed estranei non esiste alcuna franchigia, e pertanto sarà applicata un’aliquota di tasse, denominata aliquota, sull’intero valore dell’immobile.

Esaminiamo ora in dettaglio il funzionamento dell’imposta di successione, chi è tenuto al pagamento e chi invece è esente da essa.

Tassa di successione: come funziona e quando deve essere pagata:

L’imposta di successione è stata introdotta nel 1991, abolita nel 2001 e successivamente ripristinata nella sua forma attuale nel 2006. Tale tributo viene applicato ai trasferimenti di beni e diritti per via ereditaria a seguito di decesso, nonché ai trasferimenti a titolo gratuito di beni e diritti per donazione o altre forme di liberalità tra persone viventi. In pratica, ricevere un immobile tramite eredità o donazione è soggetto alla medesima imposizione fiscale.

L’unica differenza risiede nel momento in cui si verifica il presupposto dell’imposta, che è il seguente:

  • Per le donazioni, il presupposto si realizza al momento della stipula dell’atto notarile.
  • Per l’eredità, si applica all’apertura della successione. In quel momento entrano in vigore le regole di tassazione.

Casa ereditata: a chi spetta il pagamento della tassa di successione?

In Italia, la tassazione sulle eredità è a carico degli eredi o dei legatari in relazione ai beni ricevuti. Al contrario, per quanto riguarda le donazioni tra persone ancora in vita, l’imposta è a carico dei donatari stessi. L’ufficio delle Entrate è responsabile della liquidazione dell’imposta di successione, basandosi sulle informazioni fornite nella dichiarazione di successione. Tuttavia, nella maggior parte delle situazioni, non è richiesto alcun pagamento effettivo. Vediamo adesso in quali circostanze l’imposta deve essere corrisposta.

Le circostanze in cui si è tenuti a pagare l’imposta possono variare a seconda dei fattori specifici, come l’entità del patrimonio ereditato, la relazione di parentela con il defunto e le normative fiscali vigenti. Tuttavia, esistono franchigie e detrazioni che consentono di beneficiare di esenzioni o riduzioni dell’imposta di successione. Queste franchigie sono determinate in base al grado di parentela con il defunto e al valore degli immobili ereditati.

Si consiglia vivamente di consultare un consulente fiscale o di rivolgersi direttamente all’ufficio delle Entrate per ottenere informazioni precise sulle circostanze specifiche in cui è richiesto il pagamento dell’imposta di successione.

Quante sono le imposte per un immobile ereditato?

Quando si eredita una casa, la tassazione segue le seguenti disposizioni:

  • Nel caso in cui gli eredi siano il coniuge o parenti in linea retta del defunto (come genitori, figli, nonni o nipoti), si applica un’aliquota del 4% sul valore eccedente 1 milione di euro per ciascun beneficiario. Fino a 1 milione di euro, il trasferimento è esentasse.
  • Se gli eredi sono fratelli o sorelle del defunto, si applica un’aliquota del 6% sul valore eccedente 100.000 euro per ciascun beneficiario.
  • Nel caso in cui gli eredi siano parenti fino al 4° grado (come i cugini) o affini in linea retta o collaterale (come il genero o la cognata), si applica un’aliquota del 6% sull’intero valore senza alcuna franchigia.
  • Se gli eredi sono estranei ai casi precedentemente elencati, si applica un’aliquota del 8% sull’intero valore senza alcuna franchigia.

È importante tenere presente che queste aliquote e franchigie sono basate sulle disposizioni fiscali vigenti in Italia. Pertanto, è consigliabile consultare un consulente fiscale o fare riferimento all’ufficio delle Entrate per ottenere informazioni precise e aggiornate sulle tasse di successione relative a una situazione specifica.

Esenzioni per la tassazione di una casa in eredità

Correttamente, in base alle informazioni fornite finora, è possibile affermare che le esenzioni dall’imposta di successione si applicano nei seguenti casi:

  1. Eredità in favore del coniuge e dei parenti in linea retta, come genitori, figli, nonni e nipoti: Questi soggetti sono esenti dall’imposta di successione fino a un milione di euro. Oltre tale importo, viene applicata un’aliquota del 4% sull’eccedenza.
  2. Beni ereditati da fratelli e sorelle: L’imposta di successione si applica solo se il valore supera i 100.000 euro, con un’aliquota del 6% sull’eccedenza.
  3. Esenzione speciale per immobili ereditati da individui con disabilità riconosciute come “gravi” ai sensi della legge n. 104/1992: Per queste persone, anche in assenza di legami di parentela o affinità con il defunto, la franchigia aumenta a 1,5 milioni di euro.

Tali esenzioni consentono di beneficiare di una riduzione o esenzione dall’imposta di successione in determinate situazioni specifiche. È importante sottolineare che le regole fiscali possono essere soggette a modifiche nel tempo, quindi è sempre consigliabile consultare un consulente fiscale o fare riferimento alle disposizioni legali e normative più recenti per ottenere informazioni precise e aggiornate sulle esenzioni dall’imposta di successione.

I conviventi pagano la tassa di successione?

In Italia, le persone che vivono insieme senza essere sposate o unite civilmente vengono considerate estranee ai fini dell’imposta di successione. Ciò implica che nel caso di decesso di uno dei partner, il beneficiario dell’eredità dovrà pagare un’aliquota dell’8% sul valore dei beni ereditati, senza alcuna franchigia. Questa regola si applica solo ai conviventi di fatto e non si estende alle coppie sposate o unite civilmente.

È importante tenere presente che le normative fiscali possono variare nel tempo e che le disposizioni specifiche sull’imposta di successione per i conviventi di fatto possono subire modifiche. Pertanto, è consigliabile consultare un consulente fiscale o fare riferimento alle leggi e ai regolamenti attuali per ottenere informazioni precise sulla tassazione dell’imposta di successione per i conviventi di fatto.

Documentazione da presentare all’Agenzia delle Entrate

Gli eredi di proprietà immobiliari sono tenuti a presentare una dichiarazione di successione presso l’Agenzia delle Entrate entro un anno dalla data del decesso. Anche se si tratta del coniuge o dei parenti in linea retta e il valore dei beni ereditati non supera i 100.000 euro, la presentazione della dichiarazione di successione è comunque obbligatoria.

Una volta presentata la dichiarazione di successione, l’Agenzia delle Entrate calcola l’imposta di successione in base alle regole fiscali vigenti. Successivamente, emette un avviso di liquidazione che indica l’importo dell’imposta dovuta. Il contribuente ha 60 giorni di tempo dalla notifica dell’avviso di liquidazione per effettuare il pagamento dell’imposta di successione.

È importante rispettare i termini di presentazione e di pagamento dell’imposta di successione per evitare eventuali sanzioni o interessi di mora. In caso di dubbi o per ottenere informazioni dettagliate sulle procedure da seguire, è consigliabile consultare un consulente fiscale o fare riferimento alle disposizioni normative fornite dall’Agenzia delle Entrate.

Ulteriori tasse che spettano a chi eredita una casa

Oltre all’imposta di successione, i beneficiari di beni immobiliari in eredità in Italia devono affrontare il pagamento di ulteriori tasse attraverso un processo di autovalutazione. Queste tasse includono:

  1. Imposta ipotecaria: Si tratta di una tassa pari al 2% del valore dell’immobile ereditato. Viene calcolata sulla base del valore catastale dell’immobile o del valore dichiarato nella dichiarazione di successione.
  2. Imposta catastale: Questa tassa corrisponde all’1% del valore dell’immobile ereditato. Anche in questo caso, viene calcolata sul valore catastale dell’immobile o sul valore dichiarato nella dichiarazione di successione.
  3. Imposta di bollo: È richiesto il pagamento di un’imposta di bollo per ogni trascrizione richiesta nel processo di registrazione degli atti relativi all’eredità. L’importo di questa imposta può variare a seconda del tipo di atto e delle tariffe vigenti.
  4. Tassa ipotecaria: Nel caso in cui sia necessaria l’iscrizione di un’ipoteca sull’immobile ereditato, è richiesta anche la tassa ipotecaria. L’importo di questa tassa dipende dal valore dell’ipoteca e dalle tariffe applicate.

È importante notare che le tariffe e gli importi delle tasse possono variare nel tempo e in base alle normative fiscali in vigore. Pertanto, è sempre consigliabile consultare un consulente fiscale o fare riferimento alle disposizioni normative più recenti per ottenere informazioni accurate sulle tasse da pagare in caso di eredità di beni immobiliari.

Agevolazioni prima casa per gli eredi

Se l’erede ha diritto alle agevolazioni fiscali per la “prima casa”, ci sono delle modifiche alla situazione fiscale. In questo caso, le imposte ipotecarie e catastali non vengono calcolate in modo proporzionale, ma sono fisse e ammontano a 200 euro ciascuna.

Tuttavia, affinché le agevolazioni siano applicabili, l’immobile ereditato non deve essere di lusso e deve trovarsi nel comune in cui l’erede risiede o in cui stabilisce la propria residenza entro 18 mesi dall’apertura della successione. Inoltre, l’erede deve dichiarare di non essere proprietario o comproprietario di un’altra casa nel comune in cui si trova l’immobile ereditato. Non può nemmeno possedere, neanche in quote, diritti di proprietà, usufrutto, uso, abitazione o nuda proprietà su altre case abitative in tutto il territorio nazionale se queste sono state acquistate usufruendo delle agevolazioni fiscali per la “prima casa”. Nel caso in cui queste condizioni non siano rispettate, l’erede si impegna a vendere l’immobile entro un anno dall’apertura della successione.

È importante tenere presente che le regole e i requisiti per le agevolazioni fiscali sulla “prima casa” possono variare nel tempo e sono soggetti a specifiche disposizioni legislative. Pertanto, è consigliabile consultare un consulente fiscale o fare riferimento alle normative fiscali più recenti per ottenere informazioni aggiornate e precise riguardo alle condizioni per usufruire delle agevolazioni fiscali sulla “prima casa” in caso di eredità di un immobile.

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